FRAGOROSO SILENZIO

giovedì 8 aprile 2010

Ancora suicidi in carcere!


E sono 18…

18 suicidi in meno di quattro mesi…

Vogliamo porci delle domande o no?

Il carcere è come qualcosa che fa parte della nostra realtà ma che la comunità conosce molto poco, forse per indifferenza, timore o diffidenza

Ma è necessario parlarne e senza falsi pudori!!!!!!!!!

Renato Zero tratta spesso il tema del disagio. Nella sua canzone “Guarisci”, dice: SE SALVO TE… SALVO ANCHE ME.

Si riferisce ad un interlocutore preciso, ma l’affermazione è adattabile ad infiniti contesti.

Sarebbe bello e carico di speranza poterla adattare ai temi del carcere,

come se a pronunciarla fosse la società nei confronti dell’individuo, che si trova in una situazione di sofferenza e di difficoltà.

Secondo me la pena non può essere contraria al senso umano,al rispetto della persona…

E quindi mi chiedo… qual è il senso di una pena dove oltre al carcere si aggiunge un’altra punizione, come l’allontanamento dalla famiglia, o l’interruzione di un percorso

positivo di integrazione nel lavoro e nella società?

Questa la cronaca di qualche giorno fa e di oggi…

CRONACA - L'Aquila-3 Aprile 2010

Nuovo suicidio nel carcere di Sulmona, detenuto si impicca con lenzuolo

SULMONA. Era appena rientrato da un permesso premio Romano Iaria, l'uomo di 50 anni che venerdì scorso si è impiccato nel carcere di Sulmona.
L’uomo era appena rientrato da un permesso premio e, approfittando del fatto che nella sua cella non ci fossero altri detenuti, ha preso il lenzuolo e si è impiccato alla grata della cella. Vedovo, senza figli, era uscito in permesso alle 14 del venerdì santo per poi rientrare dopo un’ora.
A fare la scoperta gli agenti di polizia penitenziaria che hanno cercato di soccorrere il detenuto, ma l’uomo era ormai deceduto. Si tratta del sedicesimo suicidio nei sovraffollati penitenziari italiani (circa 67.500 detenuti contro 43mila posti regolamentari) e si è registrato in quello che è ormai tristemente noto come il 'carcere dei suicidi', dove in dieci anni hanno deciso di farla finita in undici, compresa la direttrice Armida Miserere che nel 2003 si sparò un colpo di pistola alla testa.
Se all'emergenza suicidi il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha tentato di dare una prima risposta con una circolare per l'istituzione di un "servizio di ascolto" composto da poliziotti penitenziari in grado di supplire all'assenza di psicologi nelle ore serali, al problema sovraffollamento il capo del Dap Franco Ionta dovrà fornire soluzioni nero su bianco entro un mese, termine previsto dall'ordinanza firmata tre giorni fa dal premier Berlusconi in forza della quale Ionta è stato nominato commissario delegato.

www.primadanoi.it/

“Il Dap e il suo capo Ionta, non scarichino le loro responsabilità sulla direzione del carcere di Sulmona. Il detenuto che si è suicidato la notte scorsa era un internato nella casa di lavoro dove il lavoro non c'è, era tossicodipendente, malato di Hiv, con problematiche di salute gravissime: che ci faceva in quella struttura, visto che aveva già pagato il suo conto con la giustizia?". E' quanto dichiara la deputata radicale Rita Bernardini, membro della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati.

"Giunge voce che irresponsabilmente il Dap voglia scaricare nel supercarcere di Sulmona altre decine di internati provenienti da tutt'Italia - prosegue la Bernardini - si preoccupi, piuttosto, di non condannare a morte e di non torturare i detenuti come avviene ogni giorno negli istituti penitenziari italiani dove è possibile incontrare solo la morte civile, altro che la rieducazione prevista dalla nostra Costituzione".

"L'uomo che si è impiccato a Sulmona - continua la deputata radicale - aveva sicuramente 'bisogno di trattamento', non certo di quello che gli si poteva garantire nel supercarcere abruzzese dove all'ordine del giorno ci sono sovraffollamento, mancanza di mezzi materiali e di risorse finanziarie, carenza di personale di ogni tipo e con una sanità letteralmente allo sfascio. Sulla vicenda presenterò l'ennesima interrogazione che non riceverà la risposta del governo, come è ormai d'abitudine, nonostante il regolamento della Camera fissi in 15 giorni il termine entro il quale deve arrivare la risposta".

/www.adnkronos.com

Si tratta di un napoletano di 39 anni che si è impiccato con una calzamaglia
I sindacati di polizia penitenziaria: "Una macabra conta destinata ad aumentare"

Benevento, detenuto suicida in cella
18esimo caso dall'inizio dell'anno

ROMA - Nuovo suicidio in carcere. Questa volta è accaduto a Benevento, dove un detenuto italiano si è tolto la vita. Si tratta del 18esimo caso dall'inizio dell'anno. Un dato preoccupante, come denunciano i sindacati di polizia penitenziaria che registrano un fenomeno in crescita: 48 i casi nel 2008 passati a 72 lo scorso anno. L'uomo, 39 anni, napoletano, collaboratore di giustizia, si è suicidato nella tarda serata di ieri impiccandosi con una calzamaglia nella propria cella del reparto transito della casa circondariale di Benevento, struttura che ospita quasi 400 detenuti a fronte dei circa 240 posti regolamentari.

"La
macabra conta, purtroppo e inevitabilmente, è destinata ad aumentare - dichiara il segretario generale della Uil penitenziari, Eugenio Sarno - è chiaro che le soluzioni tampone ed estemporanee adottate dal Dap nulla risolvono, se non addossare sulle già fragili spalle della polizia penitenziaria responsabilità e competenze estranee al proprio mandato", aggiunge.

"Il fenomeno dei suicidi in carcere - afferma il segretario generale del Sappe, Donato Capece - ci preoccupa, come ci preoccupa la grave rivolta di Porto Azzurro e le continue aggressioni a poliziotti penitenziari. La carenza di personale di polizia penitenziaria (ben 6mila unità) e di educatori, di psicologi e di personale medico specializzato, il
pesante sovraffollamento (oltre 67mila detenuti in carceri che ne potrebbero ospitare 43mila, con le conseguenti ripercussioni negative sulla dignità stessa di chi deve scontare una pena in celle affollate oltre ogni limite) sono temi che si dibattono da tempo, senza soluzione, e sono concause di questi tragici episodi".



"Il personale di polizia penitenziaria - prosegue il segretario del Sappe - è stato ed è spesso lasciato da solo a gestire all'interno delle nostre carceri moltissime situazioni di disagio sociale. Non si può e non si deve chiedere al personale di 'accollarsi' la responsabilità di tracciare profili psicologici che possano eventualmente permettere di intuire l'eventuale rischio di autolesionismo da parte dei detenuti. E' necessario dare attuazione alle previsioni contenute nel piano carceri del governo, potenziando maggiormente il ricorso all'area penale esterna e limitando la restrizione in carcere solo nei casi indispensabili e necessari. Ma è il mondo della politica che dovrebbe fare di più". Una cosa è certa, conclude Capece: "Se non fosse per la professionalità, l'attenzione, il senso del dovere dei poliziotti penitenziari le morti per suicidio in carcere sarebbero molte di più di quelle attuali".

www.repubblica.it

L’amministrazione della giustizia è uno degli elementi rivelatori dell’efficienza di uno stato,ma anche del grado di civiltà complessivo e di sviluppo democratico di un Paese.

Infatti una giustizia equa,rapida,è non soltanto un fattore di modernità e di civiltà giuridica,ma anche un fondamento della stessa democrazia.

Occorre un carcere nuovo o un nuovo carcere?

Sempre vigili